Uno degli effetti collaterali delle rivolte africane è stato quello di mettere a nudo che di più non si può la ridicola pochezza dei nostri media nel maneggiare temi grandi e complessi e, in breve, la Storia. Con una sensibilità e un’ampiezza di vedute che vadano al di là del semplice fare a gara per allegare il patetico, trito opuscolo con dividì rigato su Mussolini per la pronta erezione dei nostalgici. Il tutto si è reso drammaticamente evidente nel momento in cui, mentre in Libia le genti soffrivano come cani sotto
In questi primaverili giorni abbiamo assistito a una serie di scoppiettanti polemiche relative al programma Vieni via con me, Saviano & la mafia al Nord, Maroni che s’incazza, prima non gli viene concesso il diritto di replica, poi sì, intanto per sicurezza eccolo invitato a piangere sul fatto che gli sia stato negato, nei talk show di Canalecinque, Rai Uan, Ciù & Tri (Annunziata). Premesso che reputo Bobo uno dei ministri dell’Interno meno peggio degli ultimi centocinquant’anni, checché ne dicano a sinistra (suggerimento: il fatto
È ignominioso, i blogger si sono ridotti a commentare quel che accade in TV, un mezzo di comunicazione che (s)parla di un altro, signora mia, ma dove andremo a finire. È come se la radio o i giornali ogni tanto si occupassero di, chessò, cinema o telefonia. Internet è nata con scopi ben più alti, tipo diffondere il porno amatoriale norvegese tra le classi più disagiate. Se Crozza non avesse quel suo tono piagnucoloso, leggesse i testi di, mettiamo, essere disgustoso, e (per farla breve) non fosse
Ma una bella manifestazioncina piccina per difendere il povero Santoro, costretto con chissà quali inenarrabili violenze fisiche e pressioni psicologiche che non ci voglio nemmeno pensare ad accettare la modica somma di dieci milioni di euri (o giù di lì) dagli sgherri impomatati di Silvio? Possibile che non ci sia un popolo viola, indaco, vermiglio, con i calzini celesti o ciclamino a pois pronto a portare in piazza qualche tonnellata di santa indignazione per difendere la libertà di informazione messa a
Dopo le discutibili e creative epurazioni di Bigazzi e Morgan, tira brutta aria anche per la Clerici. A una bambina affetta da spina bifida è stato impedito l’ingresso in uno studio televisivo del cazzo dove sarebbe stato presente il mitico Giggi D’Alessio. L’Espresso ha già fatto partire la campagna, il popolo delle email, dei fax (mai capita bene l’utilità di questo elettrodomestico) e dei social network è stato attivato. Bisogna spammare selvaggiamente la RAI e i suoi telefoni contro questo abuso illiberale. La sentenza si è basata su un’unica
L’Ultima Parola, oscuro talk show in quota Lega infilato nel tardo venerdì sera su Rai 2 con share da prefisso telefonico. Conduce Gianluigi Paragone, un Santoro più esaltato con ghignetto di superiorità incluso nel prezzo in confronto al quale Belpietro o Mavalà appaiono simpatici agnellini pacioccosi belanti ragionevolezza da tutti i fori. Dozzine di ospiti in studio esclusivamente del Pdl che danno spettacolo, urlandosi addosso e infilandosi pirotecnicamente le dita negli
Premesso che, mettendomi nei panni intrisi di nutella di un bambino puccioso, la Melevisione mi farebbe cacare frutteti di notevoli proporzioni, al contrario dei cartoni animati giapponesi pieni di sana ed educativa viulenza. Se a qualcuno piace tanto o è convinto che i suoi pargoli diventino più intelligenti sciroppandosela (mah…), non vedo però perché chiuderla, anche in considerazione del fatto che, a naso, costa di meno che mantenere Pupo e compagnia circense, e questo è giusto. Protestare per la
Una norma santoricida ha cancellato forse definitivamente le trasmissioni di approfondimento RAI (sempre che Porta a Porta con Vespa che chiede alla Parietti la sua opinione sull’incidenza degli ammortamenti per beni strumentali mobili negli studi di settore e sull’importanza dello scorporo nei sistemi elettorali a base maggioritaria possa definirsi tale). Portandosi appresso il lavoro di tanti precari che, ricordiamocelo, se quelle puntate non andranno in onda smetteranno di mangiare (cosa che Pannella fingerà di fare in tutti i
Di Morgan non me ne strasbatte una grossissima, fallosissima e alzabandierofilissima verga alata in acciaio inox. Potrebbe continuare a pontificare in trasmissioni sconosciute che nessuno vede ma delle quali tutti fanno la telecronaca minuto per minuto sul web, riscoprire un’antica vocazione da salumiere mai del tutto sopita o trasformarsi nel parrucchino di Paolo Limiti, scrivere canzoni brutte, scrivere canzoni belle o perfino scrivere canzoni medie, girare film zozzi con Ruini, la Meloni e Topo Gigio, iscriversi a
I lettori de Il Giornale hanno lanciato una generosa sottoscrizione per coprire la voragine di settecentocinquanta milioni di euri spalancata dalla sentenza comunista. Chi offre cinquanta euri, chi cinquantuno, chi è pronto a impegnare sua nonna su ebay per salvare il culo all’amato. Si calcola che se ogni elettore del PdL (campa cavallo) versasse quarantadue europrodi, le settecentocinquanta cucuzze sarebbero belle che coperte. E il Milan potrebbe riprendere ad acquistare giocatori sotto le trentacinque ere geologiche
Bruno non fa più ascolti mostrando la diga putrefatta della Parietti alle genti pronte a farsi esplodere davanti al teleschermo per battere la noia. E quindi è costretto a inseguire, parlando di AnnoZero, che invece di odiens ne fa a bizzeffe grazie soprattutto alle intelligentissime polemiche che i vari capezzoni delle libertà alzano nel corso della settimana. Anche in caso di puntate come quella di otto giorni fa, nella quale oggettivamente ha parlato soltanto Belpietro, divorandosi
Un’attesa che manco il Superbowl o la preannunciata discesa degli alieni in Piazza San Pietro. Le riserve strategiche mondiali di cerone messe pericolosamente in pericolo. L’omino sprofondato nella poltrona che si lamenta di tivù e belpietri a lui ostili. Dell’esagitato pluralismo presente nel Piddielle, sette partiti, trecento membri, ottomila maggiordomi. Quarantacinque minuti di spot sulle C.A.S.E. trentine della Croce Rossa marchiate a tempo di record col bollino chiquita del governo del fare.
No, la seconda sembra un chiwawa, era più bella la numero cinquantanove. Macché, era tutta rifatta, meglio la Carlucci, lei sì. No, meglio Mirigliani. Scherzi? Basta farsi un giro nel corso e subito te ne trovo venti molto migliori. Basta con questo maschilismo, le concorrenti vanno giudicate per la loro cultura. No, andrebbero valutate per la simpatia e per le qualità umane che sono in grado di sprigionare sul set. No, dovrebbero contare esclusivamente abilità culinarie, mangiare sano è importante. Comunque
Il suo articolo apparso su L’Unità è stato largamente discusso, sviscerato e tumblerato. Secondo Paolo Villaggio, Mike Bongiorno sarebbe una delle cause principali del degrado culturale di questa Itaglietta. Del fatto che i giuovini guardano con ammirazione il Grande Fratello e non Fellini, Pasolini. Per me, Mike non ha tutti questi meriti che si va dicendo. Se non ci fosse stato lui, capirai, la tivù l’avrebbe fatta qualcun altro, magari meno carismatico. Ma sicuramente dotato di una maggiore padronanza della
Uno dei momenti più alzabandierofili e significativi partoriti dall’incontro tra la televisione padana e quella romana è stato sicuramente rappresentato da Non è la RAI. Col suo leggendario studio popolato da cento adolescenti anseriformi tutt’indaffarate a esporsi al pubblico ludibrio nei soliti pseudoballetti da osteria, o starnazzando giochi telefonici palesemente truccati e canzoni ultradeficienti. In sostanza, patetici pretesti per mostrare alle genti un po’ di sana selvaggina, di quella barely legal, primo pelo vero o presunto.
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