Uno dei rari momenti vagamente interessanti della religione cattolica tutta è rappresentato dal rito della comunione. Il parroco, o chi per lui, improvvisamente interrompe la salva di formule vuote e dalla dubbia moralità pavlovianamente fatte fuoriscire dai suoi orifizi per ricreare con maestria un alone di mistero nei pressi di un tabernacolo dalla retroilluminazione quasi aliena.
Una botta di sana concretezza alimentare che risveglia il fedele messo a dura prova da inumani quarti d’ora all’insegna di un atavico sonno della ragione in grado di generare mostruosi metri cubi di aria fritta. Certo, è più il fumo che l’arrosto: l’ostia non è poi questo granché, e soprattutto il vino non viene condiviso, evidenziando il buonsenso e la grande generosità che da sempre contraddistinguono l’organizzazione inserireinsultiacaso di cui sopra.
Non nego di aver più volte sfidato per puro piacere personale gli anatemi (riassumibili in “morte istantanea inceneriti da cataclisma ad personam con contorno di tuoni, lampi, fulmini e coereografiche saette”) che, fin dal catechismo, gli emissari pontifici scagliano contro chi osa mettersi in fila per addentare santi brandelli appartenuti al buon Gesù pur essendo sprovvisto del bollino blu regolamentare.
La questione (posta fra gli altri dal Grande Blogger Namber Uan che inizia per G, no, non è Grillo, e ultimamente piscia un po’ troppo spesso fuori dal vasetto nonostante sia, potenzialmente, un bravo giornalista) ora è: Silviuccio ha ricevuto la comunione in tonnovisione, che ingiustizia, a uno qualunque non gliel’avrebbero data, gnègnè, quasi quasi ricorro al TAR del Lazio, e chiamo anche a mio cuggino, e poi vediamo.
Siamo alle solite: la Chiesa è malvagia, Berlusconi pure, e quindi tanti saluti all’obiettività. Ho seri dubbi che le cose stiano realmente così. Silvio è divorziato, risposato ma ora si è separato dalla seconda moglie. Quindi, non vive più nel peccato, non accoppiandosi con la stessa (ok, probabilmente se lo fa suggere da veline, escort e sottosegretarie varie, ma non conta, essendo “solo gùssip”, come dice Belpietro).
Nel caso in cui si fosse pentito, confessato, fatto prendere a ciliciate dalla Binetti, eccetera eccetera, avrebbe diritto di ricevere la comunione, venendo meno “l’ostinata perseveranza, che significa l’esistenza di una situazione oggettiva di peccato che dura nel tempo e a cui la volontà del fedele non mette fine”.
Il Codice di Diritto Canonico stabilisce che: “Non siano ammessi alla sacra Comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto” (can. 915). La formula “e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto” va intesa nel senso virgolettato sopra.
Notare il fatto che “perfino” chi è divorziato e risposato può pappare l’ostia, senza nemmeno lasciare il secondo coniuge, a patto che smetta di farci le maialate. “Non si trovano invece in situazione di peccato grave abituale i fedeli divorziati risposati che, non potendo per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – “soddisfare l’obbligo della separazione, assumono l’impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi” (Familiaris consortio, n. 84), e che sulla base di tale proposito hanno ricevuto il sacramento della Penitenza“.
La questione della comunione ai divorziati risposati era stata posta dallo stesso Berlusconi nel 2008 (all’epoca lui e la Lario tubavano ancora). Ratziman aveva risposto picche: “Il peccato grave si oppone all’azione della grazia eucaristica”. Però “ricevere l’assoluzione prima di avvicinarsi all’eucarestia, è indispensabile per la religione cattolica. Assoluzione che può essere data solo se il fedele si assume l’impegno a non continuare nel peccato: per questo viene negata ai divorziati risposati che non rinunciano all’unione sessuale“.
20 Aprile 2010 il 13:19
Ultimamente mi confondo durante la lettura:
“per questo viene negata ai divorziati risposati che non rinunciano all’unione sessuale“, ho letto “per questo viene pagata ai divorziati risposati”.
Sto tentando di leggere il post del G., il termine “abusiva” è inquietante – detto da un’agnostica come me, poi.
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20 Aprile 2010 il 15:06
in effetti berlusconi e fini non fanno del buon sesso da molto tempo.
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20 Aprile 2010 il 19:59
Incularsi a sangue Lupi e Bocchino dopo la performance da Paragone conta come “fare sesso”?
Cordialità
Attila
.-= Attila´s last blog ..Mal di pancia =-.
21 Aprile 2010 il 2:21
Ma pensi veramente che Perluskoni prima di accedere alla comunione,sia andato a consultare il codice di diritto canonico?la chiesa è sempre stata molto accomodante con chi elargisce doni,l’ultima di berlusconi(fresca di giornata)è:io e il cardinal Bertone siamo due gesuiti,e il cardinale non ha smentito,è il caso di dire che non c’è più religione o se c’è è a pagamento.
21 Aprile 2010 il 9:16
Stai capovolgendo la prospettiva (e gli oneri delle prove). Uno è libero di fare, dire, prendere comunioni finché non viola delle regole. La Chiesa è spesso e volentieri incoerente con i suoi stessi principi, ma la sua incoerenza va ogni volta dimostrata, non è che la si possa dare per buona “sulla fiducia” per l’eternità in ogni situazione.
Aggiungo che la responsabilità è personale: non è che puoi incolpare un singolo prete di dare/non dare la comunione a sproposito o di fare eccezioni per i potenti, se ci sono altri che lo fanno (che poi sarebbero da vedere i motivi precisi… ho il vago sospetto che molti di quelli che esclamano “aaaah, a mio zio/nonno/cugggino divorziato non la danno” non parlino con cognizione di causa).
Ora, qui abbiamo internauti e (cosa ben peggiore) affermati giornalisti che si sono messi a strillare che *in questo caso* c’era questa incoerenza e queste regole venivano violate. Mentre non era vero.
Non penso che Ilvio sia andato a consultare i manuali di diritto canonico. È facilmente supponibile che, essendo la questione di suo interesse, come si è visto (per motivi di “immagine pubblica”), abbia chiesto consulenza a qualcuno dopo il cambio di status da “relazione complicata” a “single” :asd: .
La morale di tutto ciò qual è? I giornalisti scrivono troppe cassate, quando lanciano accuse tonanti dovrebbero preoccuparsi di verificare in modo scrupoloso ed essere intellettualmente più onesti. È facile immaginare perché non lo facciano: queste cose richiedono tempo e dedizione, è più facile sfornare otto post al giorno in cui si criticano bersagli sgraditi alla fettona di pubblico di riferimento senza andare troppo per il sottile, certi di incassare magari qualche marginale critica, in mezzo a tantissimi facili consensi.
Inoltre gli argomenti contro la persona di Berlusconi (e non contro la sua politica) sono i meno efficaci, e hanno il difetto di occupare spazio sulla stampa e catalizzare/prosciugare attenzioni che potrebbero essere rivolte a questioni più importanti. L’elettore fomentato si fomenta ancora di più (ma il suo voto vale comunque uno).
Mentre, per quanto riguarda quello indeciso o tiepido, pensate che pesi di più Berlusconi che fa le corna/la comunione/tromba come un riccio/non rispetta qualche rigido cerimoniale del menga (cosa che magari glielo rende pure più simpatico e umano di che si erge a censore di ‘sta fava) o il fatto che gli levi l’ICI?
21 Aprile 2010 il 15:02
in linea di principio sarei più che d’accordo con te ma l’ici sulla prima casa l’aveva tolto prodi. e prodi di attacchi alla persona -prodi utile idiota agente del kgb… i bei tempi- ne ha subiti parecchi. come mai?
tornando a gossip sessuale e/o ecclesiastico, tendo sempre a scindere il giornalismo dalla politica: che un giornalista scriva e rimarchi un presidente puttaniere ci sta, certo verrai ricordato come un gossipparo e non come enzo biagi, che un politico lo metta al centro del dibattito, vedi franceschini e l’educazione dei figli, no.
francamente non ci credo più all’informazione che non parla dei proBBlemi veri del paese: se non sono le puttane di berlusconi sono i pitbull che azzannano le vecchiette o il bullismo a scuola.
in conclusione, se la chiesa fa propaganda per una parte che la propaganda dell’altra si faccia la chiesa, ogni tanto.
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21 Aprile 2010 il 15:43
ed, l’attacco personale verso Prodi non ha raggiunto simili livelli di saturazione, essendo oltretutto spalmato su un arco temporale più limitato. Oltre a un certo punto, quando anche ai sassi hanno capito che Silvio è “birichino”, maiale, non proprio amante del galateo, ecc., continuare a battere sul personale è stucchevole e controproducente (quello che sembra non entrare nei cervelli è il fatto che non si può dare importanza a ottocento temi contemporaneamente: occupare stabilmente le menti e le prime pagine dei giornali con le corna, le battone e le comunioni semplicemente darà meno risalto a temi veri quali quelli economici).
Inoltre, nulla dice che anche gli attacchi alla persona del Mortazza (che possono essere motivati anche da semplice astio verso la parte politica, che viene estesa al capo) fossero così efficaci (tant’è vero che ha fatto il miracolo di battere Ilvio due volte, e i consensi Prodi li ha persi nella fase finale della campagna elettorale, quando si sono dati belle mazzate sulle balle da soli su questioni fiscali, non perché veniva dipinto come spia del KGB e menate simile alle quali credono solo i fanZ più esaltati e che servono più che altro a vendere giornali).
Il giornalista deve comunque scrivere cose vere, verificate, non fare propaganda contro i cattivi, non essere approssimativo, anche quando fa il “gossipparo”.
Se poi ha un certo seguito o scrive su una testata importante diventa anche, volente o nolente, un opinion leader (quindi influente, magari non come un politico ma sicuramente molto più dell’uomo della strada; quindi ha delle responsabilità anche lui nella “formazione” e nell’orientamento di chi lo segue che gli possono essere rinfacciate).
È giusto dire che un politico è un puttaniere, basta non farsene ossessionare. Ergersi a censori della morale e spiare la vita privata dei politici 24/7 per poter poi alzare il ditino è francamente penoso e da vecchi sostenitori perbenisti dell’MSI. Di quello che fa Gasparri allo stadio, non me ne frega una mazza, per dire. Siamo più umani e meno pedanti, lasciamo anche un po’ alle persone il diritto di essere scurrili in posti scurrili dove l’esultanza politicamente scorretta lontano dai microfoni ci può stare. Il “post” su Vianello era imbarazzante per un giornalista.
Va bene l’antiberlusconismo, ma questo decadimento di Gilioli è preoccupante. Quelli su De Magistris e la Alfano (mi tocca difendere gente che mi spamma selvaggiamente la casella postale :asd: ) quantomeno affrettati e posti con toni subito troppo perentori date le (scarse) informazioni in suo possesso e senza contestualizzare adeguatamente, giusto per fare dell’antipolitica a buon mercato (non basta dire che c’era un volo che quel giorno costava tot, o generalizzare certe situazioni con faciloneria… un europarlamentare che vive in Culonia ha altri tempi e agende rispetto a un turista e in un dato giorno può non essere in grado di prenotare il volo più economico).
PS Ovviamente togliere l’ICI (e il governo Prodi l’ha fatto solo parzialmente) è inutile se non si è capaci di comunicarlo.
21 Aprile 2010 il 17:25
la mia non voleva essere una difesa di gilioli ma una giusta catalogazione: sull’espresso, almeno cartaceo, gli fanno scrivere un articolo ogni tre mesi per lamentarsi del decreto d’alia o per polemizzare con gabriella carlucci. stop.
ormai è un blogger alla metilpareban o come si scrive, più che un giornalista, e per me ci sta che si attacchi a queste piccolezze. d’altronde, io stesso non vado sul suo blog per informarmi o per formarmi un’opinione quanto per intrattenermi.
stesso motivo per il quale guardo santoro.
e considero l’ultimo anno di minorenni, escort e pentiti di mafia eccezionalmente più emozionante degli altri, quando comunque non si parla quasi mai di qualcosa di interessante.
poi, ripeto, occorre scindere i ruoli: il giornalismo d’intrattenimento sia sciacallo, il giornalismo d’approfondimento sia d’opinione e i partiti, invece che stare a polemizzare contro quel social network o programma televisivo o incentrare il dibattito politico su una sciacallata tirata in ballo dallo stesso, pensassero ai contenuti.
per me, possono coesistere.
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