Come detto in qualche puntata precedente (ci torno sopra per spiegare meglio il mio punto di vista ed essere un po’ meno qualunquista), non credo poi più tanto nelle due categorie incomunicabili destra e sinistra. Sono convinto anzi che i punti di contatto tra i due chiacchierati contenitori siano molteplici e che certe differenze, alla prova dei fatti, siano meno insormontabili di come vengono presentate.
Tra una destra (realistica, moderna, ragionevole)(non quella di Silvio o la Lega, quindi) e una sinistra con le stesse caratteristiche, le divergenze all’atto pratico sono inferiori a quanto si dice per una serie di limiti, condizioni e vincoli posti dal contesto globale con i quali chiunque, volente o nolente, deve fare i conti.
E penso che le vicende dell’ultima ventina d’anni (Silvio, ma non solo) abbiano da un lato scombussolato le precedenti certezze, portando a un riavvicinamento su questioni concrete.
E che dall’altro abbiano spinto gradualmente la gente senza accorgersene su posizioni “ideologiche” che prima avrebbe considerato aberranti. Generando incoerenza nei comportamenti, nei ragionamenti, nelle richieste e nelle aspettative.
Si dice spesso, valutando l’offerta politica in molti Paesi, che le differenze tra i principali schieramenti non sono poi così nette, è tutto un magna magna, ecc. Beh, è vero. Le diversità sono poco nette non perché siano tutti dei ladri che fanno i loro luridi interessi alle nostre spalle come grida Abbeppegrillo (o meglio, non solo).
Ma per il fatto che le robe realistiche, moderne, ragionevoli che si possono/devono fare sono, più o meno, quelle. Insomma, i margini di manovra all’atto pratico sono parecchio meno ampi di quello che si vaneggia nelle sezioni dei partiti, sui blog o sui social network, dove tifo e senso d’appartenenza rassicurante spadroneggiano (sei di sinistra/destra -> sei di loro/nostri -> stai con i buoni/malvagi).
Arrivo a dire che proclamarsi di destra o di sinistra, senza se e senza ma, oggi sia anche discretamente sciocco e demagogico (io sono per il buonsenso: credo che la politica serva per far riparare le voragini nelle strade, costruire asili, garantire l’assistenza sanitaria e il minimo sindacale di coesione sociale, ecc., robe così, molto concrete).
Potrei stare una settimana a scrivere un post incredibilmente lungo che nessuno leggerebbe per evidenziare tutte le incoerenze e i “riavvicinamenti” sui vari valori e principî, destri e sinistrorsi. Ma forse è meglio toccare di volta in volta pochi temi, contenendo la pallosità entro limiti umanamente accettabili.
Ci sono concetti considerati ancora di destra o di sinistra semplicemente troppo inattuali o irrealistici, e come tali irrilevanti. Si può essere contro la crescita, come la giornalista del Manifesto che l’altro giorno da Santoro. Chiunque abbia visto anche solo in fotografia un libro di economia sa che, se un Paese non cresce per un periodo lungo, sono cazzi amarissimi. Qualsiasi leader di (centro)sinistra che dicesse oggi che il Paese non deve crescere sarebbe portato via con la camicia di forza. Quindi, questo non è un argomento che può appartenere alla sinistra (realistica, moderna, ragionevole).
Cantare ogni due per tre Bella Ciao o ripetere tutte le mattine appena alzati che i repubblichini erano delle merde (anziché dei baldi giovanotti che sbagliavano in buona fede, bisogna riconciliare il Paese, ecc.) saranno sicuramente robe di sinistra. Peccato che oggi i fatti di sessantacinque anni fa contino davvero pochino e che continuando a menarla con la retorica si rischi di perdere di vista l’attualità. Irrilevanza, quindi.
Veniamo al rispetto (indefesso, pedissequo) delle regole. Ovvero, se, attraverso una legge, lo Stato ti dice che ti devi gettare dalla finestra, lo fai e basta, possibilmente senza chiedere il perché. Questo era (è?) un concetto di destra.
Personalmente, è quanto di più lontano dal mio modo di sentire e vedere le cose. Nessuno mi ha interpellato prima di mettermi al mondo, né ho mai avuto vere alternative a un contratto sociale che sono stato costretto, implicitamente, ad accettare senza che nemmeno mi fosse domandato di mettere il segno di spunta. Quindi, se c’è una regola, prima di rispettarla mi accerto delle dimensioni del cetriolone Saclà che sta per infilzare il mio delicato popò, mi chiedo se sia ragionevole, sensata e utile, quanto mi costerebbe farmene beffe nel caso in cui non lo fosse, ecc.
Capiamoci. Le regole, per loro natura, sono qualcosa di rigido, di “stupido“, ma di indiscutibilmente utile (entro certi limiti). Fissare la maggiore età, con tutti i diritti e doveri che ne conseguono, al compimento del diciottesimo anno è stupido (c’è gente di sedici anni più matura di altra un po’ più anzianotta, e poi perché a diciassette anni e 364 giorni uno non capisce un cazzo mentre basta che passi qualche ora e, tac, diventa un illuminato?). Si tratta di una convenzione, di una semplificazione che serve e ha un suo senso per una serie di motivi. Non sempre però la cosa è così diretta e cristallina.
Ora, la sinistra, per dimostrare di essere infinitamente migliore di Abberlusconi e soci (che effettivamente pretendono di fare il cazzo che vogliono), si è snaturata, diventando alfierA del rispetto delle regole tout court, e riempendosi continuamente la bocca con questo principio.
Diventare feroci e ossessivi paladini (a parole) del rispetto delle regole (tutte, ovviamente, perché si prendono in bundle, eh), addentrandosi in battaglie a volte cavillose e formalistiche, è stato e rappresenterà sempre più un clamoroso boomerang per la sinistra. Appunto perché una volta stabilito che questo è tra gli aspetti che principalmente ti caratterizzano, poi devi essere coerente.
Ti tocca rispettare, senza se e senza ma, sia le regole che ti piacciono sia quelle che ti stanno sugli zebedei.
Rispetto delle regole (come priorità) non significa, non può voler dire solo che Berlusconi deve presentarsi ai processi e smettere di farsi leggi su misura.
ilcapofficina – Io mi chiamo G.Ma anche che i magistrati (data la Costituzione vigente) non possono fare intercettazioni “a strascico” che casualmente escono sui giornali quando non dovrebbero (se ciò succede poi si deve indagare e punire duramente i responsabili, non ci si può appellare al niente ispettori, indipendenzadellamagggistraturanao); o “dimenticarsi” di smettere di intercettare qualcuno con la speranza di beccare Silvio o altri politici (e se lo fanno, e lo fanno, non si può poi rallegrarsene “perché è a fin di bene” o far finta di nulla).
Rispetto delle regole vuol dire che la privacy va rispettata. Quindi pretendere di sapere con scuse varie quello che fa tizio o caio in casa sua, come scopa e con chi, non va bene (sarà sbagliato, ma non esiste nessuna legge che dica che i potenti perdano i diritti civili).
Ergersi a paladini del rispetto delle regole vuol dire che il centro sociale che occupa illegalmente suolo pubblico ciulandosi magari elettricità e altro dev’essere sgomberato. Che i rom che rubano, mandano i bambini a fare accattonaggio o sono molesti vanno puniti, con l’intransigenza normalmente riservata a tutti gli altri cittadini. Oppure che il venditore ambulante, magari extracomunitario, deve rispettare le (dure) regole alle quali sottostanno i suoi “concorrenti”.
Il rispetto delle regole comincia a piacere già di meno, vero?
Ovviamente l’amministratore pubblico che prendesse sul serio la storia del rispetto delle regole, e quindi le facesse rispettare, verrebbe etichettato quale fascista, sceriffo e gretto cacacazzi. Dalle stesse persone che la menano in continuazione con l’importanza del “rispetto delle regole” .
1 Maggio 2010 il 22:04
Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra?.
Sarà banale e di sinistra: buon primo maggio!
.-= Trippi´s last blog ..Finchè la barca va… =-.
1 Maggio 2010 il 23:09
Grazie e buon Natale… :gnam:
2 Maggio 2010 il 17:24
Concetto complesso questo che riporti, pertanto cercherò di sminuzzarlo in più parti, perchè il mio commento non potrà che essere variegato.
1. Il primo ordine di problemi è di origine semantica: ogni termine che ha un’accezione generalista è un contenitore vuoto, che ognuno riempie con quello che ha. Prima di ragionare su questi temi bisognerebbe trovarsi daccordo sulle definizioni (ma temo che fra un anno saremmo sempre di opinioni diverse).
2. Non direi che non ci sia differenza tra destra e sinistra. Sono in crisi, invece, i significati tradizionali che venivano loro attribuiti. Prima c’era essenzialmente una differenza di tematiche e di visioni della società. Oggi c’è una discordanza sul come interpretare i soliti argomenti. Sono differenze più sottili, meno evidenti, ma non per questo meno sostanziali. Senza offesa, ma affermare che se si vogliono affrontare in maniera realistica determinate questioni bisogna per forza giungere a certe conclusioni, mi sembra un approccio, questo sì, ideologico volto a mortificare la complessità delle forze in gioco (soprattutto sociali) e la ricchezza della realtà umana.
3. Naturalmente, ci sono diversi modi di schierarsi. C’è una maniera ottusa che tende a sotterrare la volontà ed il pensiero; c’è un modo propositivo che è volto ad alimentare e costruire un dialogo. Mi vanto spesso di essere di sinistra, perchè lo sono ontologicamente, perchè lo sento. E’ una questione passionale, ma non irrazionale ben descritta nella canzone di Gaber “Qualcuno era comunista” (visto che lo citi in figura, prendo lo spunto). E questo non dipende dal fatto di come uno vota (uno può “essere” di sinistra e “dare il consenso” a Fini). Se fatto con questo spirito, dichiararsi è un atto di chiarezza ed onestà intellettuale, grazie al quale riesco a confrontarmi in maniera migliore con quelli che non la pensano come me.
4. L’irrilevanza di alcune questioni si prova sulla lunga distanza. Non entro nel ginepraio delle economie di scala, ma il tema della “decrescita” ha una sua dignità che non può essere liquidata con due righe e mezzo ed affermazioni così preordinate. Il sistema proposto può anche non funzionare, ma l’esigenza di ricalibrare i metodi di misurazione della ricchezza di un Paese sta emergendo da molte parti, anche in nazioni in forte crescita (come l’India). La questione ha un aspetto di forte cogenza ed un dibattito sul tema è necessario (e sottolineo dibattito, nessuno ha la bacchetta magica).
5. Sono daccordo sul fatto che la legalità è una convenzione necessaria. L’organizzazione di una società si basa su regole condivise. Pur rispettando le regole, però, mi riservo il diritto di criticare ciò che non mi sta bene, perchè una democrazia serve proprio a questo. Anche in questo caso dipende dalla situazione che mi si para di fronte: se un signore dalle cospicue possibilità economiche, utilizza la sua inevitabile influenza per cavarsi d’impaccio calpestando le suddette regole, mi permetto di farlo notare; se un gruppo di persone indigenti e senza tetto occupa un vecchio ospedale abbandonato e sfitto (e sottolineo questi due ultimi termini), mi comporto in tutta altra maniera cercando di capire se sono dei semplici delinquenti oppure essere umani in difficoltà, pur in presenza di un atto anch’esso illegale.
(P.S.: scusa per la lunghezza)
2 Maggio 2010 il 17:26
Conclusione,
Non siamo tutti come Di Pietro e Grillo
3 Maggio 2010 il 1:57
a me la minchia pende a sinistra :mmh?:
3 Maggio 2010 il 2:49
Concordo con Federico,vorrei aggiungere,però,che i magistrati si occupano di chi scopa chi,di escort e di minorenni,quando una(ex)moglie,lancia pubbliche accuse,o quando oltre al sesso c’è droga,corruzione di funzionari pubblici,anche di sx,appalti poco puliti,tangenti ecc.Gli ispettori ispezionano solo quando c’è il grande(si fa per dire)capo coinvolto.Il rispetto delle regole,almeno per me,può voler dire solo che lui più degli altri,in quanto PdC.le regole le deve rispettare,Punto.Invece,quando qualcuno,in questo caso i magistrati,osano…..Ecco che il Ghedini di turno,si inventa una legge su misura.Concludo:perchè solo i semplici cittadini devono”osservare”?
3 Maggio 2010 il 11:33
Federico.
Senza offesa, ma esistono dei paletti e delle considerazioni di buonsenso che ti dicono per esempio che alcune “vecchie” ricette per rilanciare l’economia non vanno bene perché ci sono organismi internazionali che ti vengono a prendere a casa se lo fai, o se ti ostini a non fare certe riforme (non puoi mandare in pensione la gente a 55 anni, se hai un debito pubblico alto devi privatizzare e basta, ecc.). Non è che devi per forza giungere a conclusioni identiche, ma l’ambito di manovra nella realtà moderna è molto più ristretto di quanto si urli nelle arene. Sempre, sottinteso, per chi intenda agire con buonsenso, responsabilità, realismo e un minimo di palle (cosa che per esempio ti porterebbe a liberalizzare tanti settori, indipendentemente dal tuo “credo” politico).
Siccome non è che possa mettere il mondo dentro a ogni post, ti rimando a quest’altro http://luigiruffolo.it/2009/11/decrescita-infelice/ . Le basi teoriche di Latouche sono debolucce comunque, eh: non analizzando i meccanismi dell’economia (manca per esempio un’analisi del fenomeno di formazione dei prezzi, o non si prendono in considerazione variabili quali quella del credito, concentrandosi solo sulla “malvagissima” pubblicità), non è una vera teoria economica ma assomiglia di più a un elenco di princìpi ritenuti moralmente superiori. Sono d’accordo che quello dei rifiuti sia un grosso problema e che si producano troppe cazzate, ma non basta mettere in fila un po’ di pensierini dell’asilo per uscirne, eh… :asd:
Infatti si può criticare. Il proBBlema è che la sinistra attuale non si limita a questo ma si pone come faro della legalità e del rispetto delle regole (posizione demagogica, “estremista” e stupida, in quanto poi la porta forzatamente a essere incoerente con i suoi vecchi cavalli di battaglia).
3 Maggio 2010 il 11:40
lapippa, mi pare una posizione un po’ berlusconicentrica… :asd: in realtà alcuni magistrati invece di “dimenticarsi” di smettere di intercettare Minzolini quando le regole lo prescriverebbero avrebbero tante altre robe alle quali dedicarsi (che poi Silvio sia il Male e faccia piacere che determinate cose escano fuori, sia pure in maniera non proprio ortodossa, è un altro paio di maniche; ma che per favore non mi si venga a fare le verginelle, a buttarla sempre e inevitabilmente sul “dito e la Luna” e a parlare di “rispetto delle regole” :asd: )(che è appunto un concetto “assoluto”, che vale a 360 gradi, per tutti, per tutte le regole e in tutti i casi).
3 Maggio 2010 il 12:29
essere coerenti è da moderati.
non mi piace.
.-= essere disgustoso*´s last blog ..Sinistramente maldestro =-.
3 Maggio 2010 il 12:36
“Mi riservo, con fermezza, il diritto di contraddirmi. L’ordine è il piacere della ragione; ma il disordine è la delizia dell’immaginazione”. (Paul Claudel) :sisi:
3 Maggio 2010 il 16:07
“Io sono per il Pd”. (Francesco Rutelli)
.-= essere disgustoso*´s last blog ..Sinistramente maldestro =-.
3 Maggio 2010 il 17:05
Bel post, davvero, uno dei migliori. :rulezza:
Mi chiedo se una destra o sinistra realistiche, moderne e ragionevoli esistano davvero, almeno in questo Paese.
Quanto alla politica economica, la situazione italiana è molto più complessa di quanto si possa immaginare, e trovo sia inquietante parlare di decrescita: la sclerosi economica ha “prodotto” :gosh: il collasso di varie nazioni provocandone lo smembramento, guerre e soppressione dei diritti. Basta pensare al fallimento dei piani quinquennali nell’ex Unione Sovietica e all’incapacità di introdurre delle innovazioni economiche. Non c’è una “ricetta economica assoluta” dipende dallo Stato e dal contesto: se dopo la Grande depressione le teorie keynesiane sulla disoccupazione – che prevedevano politiche monetarie e fiscali espansive – potevano andar bene, hanno provocato anche eccessi nelle spese pubbliche. Dall’altro lato le politiche monetarie restrittive hanno provocato l’aumento dell’indebitamento di alcuni PVS. Poi ci sono tutte le teorie di crescita proposte da Solow, Arrow, ma non è sede.
Quanto alle regole e alle leggi… esse sono flessibili, basta pensare al principio di abrogazione (basato ovviamente sulla gerarchia delle fonti), ma sono ritenute – checché se ne dica – elementi indispensabili nella garanzia dell’incolumità della proprietà privata e della persona, non della giustizia in senso metafisico, pur se “l’ordinamento giuridico, può limitare l’ampiezza e le modalità di esercizio del diritto”.
Quanto alle contraddizioni, ho sempre detto di non essere nemmeno “dittatore di me stessa” :sisi: :sisi:
.-= Tonks´s last blog ..Legame =-.
3 Maggio 2010 il 23:02
Anche secondo me la teoria della decrescita è un’emerita cazzata. Ma siccome vado a naso e non sono un economista (magari te sei più esperto e m’inchino :prostro:) mi pongo comunque il dubbio. Più che altro quello che mi stuzzica dell’idea è che pone il problema di una ridefinizione delle metodologie della misurazione della ricchezza, su cui, penso sia necessario ed utile soffermarsi (In altre parole, il PIL è proprio l’unico modo possibile per misurare la ricchezza di una nazione, oppure si possono prendere in considerazione anche altri parametri meno quantificabili, ma che hanno un’evidente qualità relazionale, ambientale, culturale, storica…?). Per fare un esempio a me più conosciuto, anche il rapporto del MIT “The limith to the growth” aveva molte falle ma, nel corso del tempo, si è riusciti a costruire faticosamente un’idea credibile di Sviluppo Sostenibile. A volte basta una scintilla per poter cambiare le cose almeno di un millimetro.
Per quanto riguarda il fatto che i margini di manovra di destra e sinistra siano meno ampi l’ho detto pure io. Secondo me, comunque, bisogna fare una distinguo per la situazione italiana: qui, le differenze sembrano ancora meno ampie perchè la sinistra ha abicato al suo ruolo primario (il proporre politiche innovative).
E non a caso come tu dici: “…Il proBBlema è che la sinistra attuale non si limita a questo ma si pone come faro della legalità e del rispetto delle regole (posizione demagogica, “estremista” e stupida, in quanto poi la porta forzatamente a essere incoerente con i suoi vecchi cavalli di battaglia)…”.
Non avendo idee forti, si cercano scorciatoie. La mancanza di capacità immaginifica dei dirigenti della sinistra italiana è, infatti, sconfortante.
Diverso è il discorso delle “normali” persone di sinistra (o di destra). Mi piace pensare che, nonostante tutto lo schifo che ci circonda, in molti alberghi ancora la tendenza ad impegnarsi seriamente per risolvere problemi più spiccioli, ma non meno importanti. Lo so, è un grossissimo difetto, ma nell’uomo ci credo ancora (sarà per questo che sono di sinistra?).
Mi conforta, invece il fatto che tu non abbia controbattuto alla parte più personale del mio precedente intervento (che è quella fondamentale per me). Forse era un po’ retorica ma, ti assicuro che era molto sentita.
4 Maggio 2010 il 1:51
Lo è,lo sono,e ora come ora non potrebbe essere diversamente,non ha fatto niente,da quando è al governo,per il bene comune,solo pro domo sua,per il dito e la luna,voglio ricordare un fatto accaduto anni fa,quando 7 carabinieri andarono ad arrestare un alto e famoso prelato(quasi quanto S.Gennaro)per corruzione,appropriazione indebita e quant’altro,la notizia di(quasi)tutti i giornali era”Vergogna,7 carabinieri per arrestare un cardinale”Il Dito-e non “Vergogna un cardinale che usa le pubbliche offerte per affari di famiglia”La Luna-=la sostanza.Beh,io punto sempre la luna rispettando le regole,naturalmente!!!!!!!
8 Maggio 2010 il 10:59
Tanto per rinfocolare il dibattito e sottolineare il mio spirito contraddittorio
“La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta.” Theodor W. Adorno
8 Maggio 2010 il 16:41
La scelta è obbligatoria in politica,bianco,nero o grigio,in quanto il “colore”determina,purtroppo,il grado di libertà,certo si può scegliere di non scegliere,ma,in questo caso sarebbe una scelta fatta da altri,prescritta e imposta.