Stupore. Questo è il primo termine che mi viene in mente quando penso a Exciting Hour (nome col quale feci la conoscenza del cabinato ai tempi, era la versione destinata al Giappone e credo non importabile dalle nostre parti, ma… Continua a leggere →
Primi anni Ottanta. Il ciclismo forse non è più popolare come ai tempi d’oro ma tira ancora tantissimo, grazie soprattutto alla supersfida tra Saronni e Moser. Saronni (chissà perché) mi sta sul culo, ma vince i Giri. Moser invece (chissà… Continua a leggere →
King of Boxer/Ring King/Family Boxing (qualche altro nome no?) me lo ricorderò finché campo principalmente perché era uno dei pochissimi coin-op nei quali fossi riuscito con le mie sole forze a individuare un bug, uno schema infallibile per andare avanti… Continua a leggere →
Le regole della casa del sidro era uno di quei libri che ti arrivavano a casa senza volerli, del Club degli editori o come si chiamava, una via di mezzo tra i Testimoni di Geova e l’Amway, ma più fastidiosi…. Continua a leggere →
Cercatore nello spazio (nome tarocco dell’epoca appioppato alla versione Commodore, ma esisteva anche per Atari 8-bit) è uno dei giochini che hanno caratterizzato la mia infanzia, con i suoi effetti speciali spartani ma sufficientemente ultravivaci da imprimersi in modo indelebile nei… Continua a leggere →
monocromo omino
furtivo introdotto
sprite senza peccato
sbagliato, scherzato
elisir, casseforti
sogni strani, interrotti
sopra i muri pugnali
Venivo dalla delusione di Empire!, pompato da British Telecom come il seguito di Elite, ma che assomigliava in realtà a una versione di Asteroids senza limiti certi. Tau Ceti, invece, offriva spazi probabilmente meno estesi — chi può saperlo, quando pianure elettroniche si susseguono invariate per interi pomeriggi — sicuramente estremi e solitari. Apprezzo particolarmente l’immersione in quei mondi notturni densi d’atmosfera che non sarei mai stato in grado di concepire, perché troppo estranei.
Esco di casa dopo mangiato e percorro Via Mazzini. Mi avvolge un certo odore di piscio, sale nauseabondo dai rifiuti alieni ai lati. Gli occhi mi squadrano, mi giudicano, rintanati nei bar, barbuti dal barbiere. Ma io avanzo.
Ho già deciso, scavalco le obiezioni, gli abitanti. Incrocio mio padre, scuro in volto, sempre internamente incazzatissimo col mondo. Sicuramente ha già capito tutto. Con gli occhiali da sole sembra un modello egiziano, io stringo in mano dolorosamente le mie dodicimila lire.
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