Come si sarà intuito, non sono una persona dai gusti e dai percorsi proprio lineari. Motivo per il quale la discografia di Lucassen (Ayeron, i tantissimi album nei quali invita a suonare pure mio nonno, e quello immancabilmente accetta, ecc.)… Continua a leggere →
1993. Derby del cuore in casa Tears for Fears. Orzabal, col nick della casa madre, è ovunque con le varie Elemental, Cold, Goodnight Song e (soprattutto) Break it Down Again. Mentre Smith, già poco convinto di suo, si deve accontentare… Continua a leggere →
I Trumans Water sono tra i pochi gruppi ad aver creato solo casino disorganizzato in grado di godere delle mie morigerate simpatie, sarà perché ero giovane e ci andavo a correre al Parco degli Acquedotti, quindi sembrava bello tutto, ricordo… Continua a leggere →
Ho sempre trovato Andrea De Carlo fondamentalmente e poco originalmente un superficiale della letteratura (letteratura? Boh, narrativa, famo, anche se coi Nobel a Dario Fo, a Bob Dylan e tra un po’ anche al mio cane Arcibaldo…). Ha successo perché… Continua a leggere →
Alcune cose, nella vita, si capisce in partenza che verranno snobbate e derise, non c’è bisogno neanche di attendere la reazione del pubblico, quella dei professoroni!1 chiamati a giudicare dai loro scranni fatati, o quella, ancora più spietata, dei mercati…. Continua a leggere →
L’alba risorge per i fessi, figuriamoci per i The Big F, pontificava Fuzz Fuzz Pascoletti, chissà se è ancora vivo e come si procaccia da vivere, dalle pagine di qualche rivista metal – tipo Psycho!, ma mi sa che era troppo presto… Continua a leggere →
Quando nel ’93 uscì Perfectly Good Guitar il mondo parallelo delle riviste di rock moscio tipo Buscadero ne fu traumatizzato, se ne parlava come se Hiatt da agreste e morigerato cantautore emulo di Neil Young si fosse trasformato, vendendo l’anima… Continua a leggere →
Come il mondo possa fare a meno dei Curve è per me giorno dopo giorno fonte di mistero. Dream pop, shoegazing, goth, noise, industrial rock fusi con sapienza e sfoggio di personalità, nella colpevole (semi)indifferenza dei carrozzoni indie cialtroni, con… Continua a leggere →
Nasometricamente, il genere che andava per la maggiore su questa console SEGA era quello dei platform. Sì, ok, ci sono anche abbastanza spara e fuggi, picchiaduro ed RPG, ma alla fine Sonic con il suo successo creò lo stampino per… Continua a leggere →
Paul Westerberg fece questo disco, oltre ovviamente che per guadagnare, per dipingere se stesso come un uomo semplice agli occhi della gente, un uomo che ama stare in cucina (o nel seminterrato, ora non ricordo cose dicesse di preciso nell’intervista concessa a Mucchio… Continua a leggere →
Uno degli aspetti più affascinanti de La signora del West è l’incessante e schizofrenica trasformazione dei personaggioni di contorno che popolano la cittadina — il barbiere dall’infanzia tormentata, il vecchino un po’ rinco dell’emporio, il pappone belloccio dal look Swedish Melodic… Continua a leggere →
Quando i dischi erano ancora invenduti nei negozi i giovani non potevano ascoltarli prima di comperarli e allora erano costretti a farlo basandosi su dettagli marginali o irrilevanti, come le copertine, gli assaggi di Videomusic o le recensioni inventate sulle riviste. La cover e il booklet di Chrome raggiungevano vette di rara armonia e inusitata perfezione: attraenti nuotatori dai muscoli prominenti e ben illuminati danzavano elettricità completamente immersi nell’azzurro dipinto di blu. Cosa desiderare di
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