Parliamoci chiaro, Chasm: the Rift verrà (seeeeee) ricordato unicamente perché, per la prima volta nella storia del calcio, mirando bene, era possibile far zompare gioiosamente in aria gli arti e (mi pare anche) la crapa pelosa ai nemici, tra spruzzi festosi e urla inconsulte. Il titolo bolscevico fu immesso incredibilmente sul mercato nonostante Quake fosse già in circolazione da oltre un anno (la differenza tecnica tra i due giuochi appare imbarazzante, ovviamente non proprio a favore del pargolo di casa Action Forms
Venivo dalla delusione di Empire!, pompato da British Telecom come il seguito di Elite, ma che assomigliava in realtà a una versione di Asteroids senza limiti certi. Tau Ceti, invece, offriva spazi probabilmente meno estesi — chi può saperlo, quando pianure elettroniche si susseguono invariate per interi pomeriggi — sicuramente estremi e solitari. Apprezzo particolarmente l’immersione in quei mondi notturni densi d’atmosfera che non sarei mai stato in grado di concepire, perché troppo estranei.
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